L’atteso annuncio sulla nomina del nuovo Amministratore Delegato del gruppo Stellantis Antonio Filosa si è materializzato con il comunicato ufficiale del 28 maggio 2025. Il nuovo corso del grande gruppo, nato dalla fusione di FCA con Peugeot nel 2021, è iniziato, a valle della prima fase di consolidamento e creazione dell’azienda ad opera del predecessore, Carlos Tavares.
La notizia della nomina di Filosa merita tre riflessioni: la confermata centralità delle competenze di settore, la conoscenza dei mercati americani, la legacy con una squadra di direzione di matrice italiana che risale all’epoca Fiat.
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Antonio Filosa: la competenza di settore
Derek Bok, avvocato, accademico e Presidente della Harvard University dal 1971 al 1991, oggi novantacinquenne, disse che “If you think education is expensive, try ignorance”. I dazi dell’amministrazione USA sono la manifestazione più anacronistica e ignorante (e/o per calcolo o sottovalutazione) della complessità delle catene di fornitura globali, e quella del settore automotive è, in assoluto, la più macchinosa al mondo.
Gli OEM sono progettisti e assemblatori di componenti che provengono da centinaia di partner diversi, dagli pneumatici, all’elettronica, all’alluminio, alle plastiche, ai telai, sospensioni, eccetera.
Negli anni Ottanta del secolo scorso, Toyota mostrò come poteva essere efficiente un modello di questo tipo, e non sorprese il fatto che in breve tempo venne adottato da tutti i concorrenti. Un veicolo è fatto da quasi 3000 componenti, e oltre il 70% del valore aggiunto proviene da fornitori esterni, che fanno parte di una rete globale. Quando a regime avremo in circolazione solamente auto elettriche questo scenario cambierà, anche se la complessità verrà ridotta ma non eliminata. Nella attuale fase di transizione, la complessità sta, al contrario, aumentando perché è necessario mantenere attivi tutti i canali di fornitura, per veicoli termici, ibridi ed elettrici.
Le aziende della componentistica per l’automotive sono altamente specializzate e, in una ipotesi di una nuova collocazione produttiva nel suolo degli USA, non sono facilmente rimpiazzabili in tempi rapidi, sia per gli asset coinvolti sia per il capitale umano necessario.
Conoscere i meccanismi del settore è essenziale, saper giocare la partita delle forniture con la prospettiva dei dazi USA è altrettanto cruciale. Possiamo senz’altro affermare che la nomina di Antonio Filosa sia pienamente rassicurante a tal proposito: 25 anni nel settore, con un importante curriculum tecnico ed esperienze qualificanti in siti produttivi del gruppo FIAT, prima, FCA dopo, e Stellantis oggi. Il consiglio di amministrazione ha operato la scelta giusta, mettendo in sicurezza, con un profilo, due risultati: competenza settoriale e profonda conoscenza della realtà di Stellantis. La strada di un manager proveniente da un altro settore, in questo momento specifico, sarebbe stata avventurosa, e quindi molto rischiosa.
Antonio Filosa: la conoscenza del mercato americano
Fin dalla operazione Chrysler architettata da Sergio Marchionne, e dalla sua squadra, nel 2009, si comprese che quella temeraria operazione, andando a buon fine, avrebbe garantito agli stakeholder di Fiat due risultati: in primo luogo, un’importante presenza nel mercato nordamericano, che, sia allora che oggi, è il più importante e dinamico di tutto il settore automotive. In secondo luogo, l’acquisizione di un marchio globale come Jeep, mossa vincente per sancire, finalmente, l’ingresso del gruppo Fiat nel segmento dei SUV.
Nel 2011, a ristrutturazione completata, e a ridosso della costituzione di FCA nell’ottobre del 2014, il sentire comune era di questo tono: chi ha salvato chi? E’ stata la Fiat a salvare la Chrysler o quest’ultima a salvare la Fiat? Domanda ben posta, visto che entrambi i portatori di interesse, in USA e in Europa, ne sono stati beneficiati. FCA, dal 2014 si presenta al mercato con volumi e gamma completa, in grado di competere con i giganti tedeschi, giapponesi e asiatici. Antonio Filosa è parte di questa squadra di successo, avendo un trascorso importante nel continente americano, in particolare in Brasile, in Argentina e in USA. Questa conoscenza del mercato americano ha giocato un ruolo importante nella valutazione comparata delle candidature: alcuni dei nominativi trapelati sui media di manager francesi, ex Peugeot, pur se di elevato profilo, mancano della esperienza cruciale acquisita sul mercato USA. Filosa vive al momento in Michigan, come dichiarato nel suo profilo e nell’annuncio stampa di Stellantis.
Antonio Filosa: la legacy con Fiat
La gestione di Carlos Tavares non ha fatto sconti a nessuno, e sebbene noi in Italia abbiamo lamentato di essere stati dimenticati dal gruppo, perché a trazione francese, in verità anche i cugini d’oltralpe non si sono dichiarati entusiasti di quelle politiche di gestione. Tavares, come abbiamo scritto in precedenza in queste pagine,
Preferì dare una priorità univoca alle sinergie e al risparmio di costi, favorendo gli stabilimenti in Polonia o in Marocco, e di fatto scontentando tutti.
Nel settore automotive le decisioni sull’allocazione degli assemblaggi dei veicoli ai siti produttivi ricoprono un ruolo fondamentale: 1) garantiscono l’occupazione diretta locale, 2) animano una importante logistica inbound e outbound dal sito produttivo, 3) rivitalizzano l’indotto locale che è al servizio di uno stabilimento produttivo attivo. Sempre più spesso queste decisioni non possono ispirarsi a soli principi manageriali di efficienza e di ottimizzazione dei costi. Sergio Marchionne, all’epoca di FCA, decise di salvare due stabilimenti iconici destinati alla chiusura: rispettivamente Sterling Heights di Chrysler e Mirafiori di Torino. A Mirafiori nel 2016 iniziò la produzione delle Maserati Levante e nello stesso anno si decise di produrre i pickup RAM 1500 a Sterling Heights. Mirafiori, sebbene lontana dai livelli occupazionali degli anni Settanta, venne ripopolata con addetti anziani ed esperti ripescati dalla cassa integrazione, e medesima operazione venne fatta in Michigan nello stabilimento che analogamente rappresenta, storicamente, il marchio Chrysler.
L’intera esperienza professionale di Antonio Filosa si è sviluppata in casa Fiat, FCA e poi Stellantis. Sebbene il gruppo dia occupazione in tutto il mondo, possiamo dire che gli stakeholder Italiani, Francesi e Statunitensi avranno un peso specifico superiore. La conoscenza storica di questi legami, il valore sostanziale e anche simbolico degli occupati delle fabbriche dell’automotive, sono una legacy che non può essere cancellata con un colpo di spugna. Possiamo ragionevolmente prevedere (e auspicare) che questi problemi saranno alla primaria attenzione del nuovo CEO tutti i giorni.
Conclusioni
La nomina di Filosa a CEO di Stellantis, porta alla ribalta il ruolo essenziale delle competenze, di settore, di area geografica e di legacy con la storia del gruppo. Sergio Marchionne, manager venuto da lontano e senza conoscenza pregressa del settore, laureato in filosofia, poi in legge, e con un MBA, fu un profilo eccezionale nella storia moderna dell’automotive, non ripetibile da nessuno nel breve periodo. Gli errori dovuti all’ignoranza dei fenomeni e della complessità dei problemi del settore avrebbero costi enormi, che né Stellantis, né nessun altro OEM si potrebbe permettere in questo momento. L’automotive vive una delicata fase di transizione in cui la saggezza e l’esperienza fanno, e faranno, la differenza, visto che il periodo di convivenza di motorizzazioni diverse, non terminerà a breve. Offrire al mercato tutte le motorizzazioni possibili è lo scenario peggiore per qualsiasi produttore perché non si incassano i benefici delle economie di scala che sono diventate un ingrediente fondamentale del settore automobilistico dagli anni 80 del secolo scorso ad oggi. La sostenibilità economica di queste imprese è tutti i giorni messa in discussione, e dalla solidità economica finanziaria nascono le premesse per gli sviluppi occupazionali e le conseguenti ricadute sociali.