Questa settimana mi sono imbattuto in una notizia che (usando un eufemismo) mi lasciato perplesso sull’innovazione in Italia: sembrerebbe che, nel disegno di legge sull’intelligenza artificiale che sta proseguendo il suo percorso parlamentare, sia prevista una «patente» per i funzionari pubblici che utilizzano o supervisionano sistemi di AI… una sorta di certificazione di competenza (qui sotto l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 14 maggio)

La mia mente è immediatamente corsa al celeberrimo (rectius nefasto) Albo Nazionale degli Innovation Manager del 2019 che raccoglieva una legione di quasi 10.000 autocertificati presunti esperti in innovazione tecnologica.
Oppure al Registro delle Startup o PMI innovative del 2012 che ad oggi accoglie oltre12000 presunte aziende innovative.
”Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, direbbe Agatha Christie, se la chiamassimo a indagare sull’innovazione in Italia.
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La via italiana all’innovazione: certificare invece che fare
Sembrerebbe che la “via italiana all’innovazione” non passi dal fare ma dal certificare. Un approccio basato sulla convinzione che sia la norma a creare la realtà e non viceversa.
“L’ansia da controllo, il regolamento, la norma comportamentale e la sanzione invisibile. Non si sfugge mai da tutto questo” ha commentato il buon Ivan Ortenzi su LinkedIn.
Come se avere elenchi pingui di esperti e di aziende innovative basti a colmare il gap. Ma impilare carte non basta.
L’Italia investe sulle startup nove volte meno della Francia
I dati (fonte: Mind the Bridge) sono impietosi.
- Nel 2024 in Italia al giorno sono stati investiti in media in scaleups circa 2 milioni di dollari.
- La Spagna ha investito il doppio.
- Francia e Germania 8-9 volte di più.
- Il Regno Unito 16 volte tanto.
- Gli Stati Uniti 180 volte…

Il “fermo macchina” di Cdp Venture Capital
Nel frattempo, CDP Venture Capital, la Fabbrica (Italiana) delle imprese (come la ha giustamente definita Agostino Scornajenchi che è appena passato Snam) è, da un bel po’ di giorni (formalmente meno di una settimana, nella sostanza da oltre un mese), senza una guida. E i dati che ho chiesto al team di Mind the Bridge di mettere insieme nella loro crudezza ci fanno chiaramente vedere il costo di un giorno di fermo-macchina…
Anche perché le fabbriche degli altri Paesi continuano a produrre con capacità produttive superiori…
No, il mondo non sta fermo ad aspettarci mentre noi siamo intenti a rilasciare patenti ed aggiornare albi e registri…
D’altronde, come il Rosario Chiàrchiaro di pirandelliana memoria (è il protagonista della novella “La patente”, appunto) ci ricorda, le patenti possono dare fonti di sostentamento legittimo quando non si ha nulla in mano…